ARTEATRO.EU (1 Luglio 2011)

Il soggetto di Rosanna Cieri è incentrato sulla concretezza di un dato incontrovertibile: nell’era in cui si può comunicare con tutti sempre e in ogni luogo umano e spaziale, le relazioni umane e sentimentali autentiche non si intrecciano più. Nei primi quadri coreografici, su musiche di diversi  autori, i ballerini esprimono questo desiderio di legame tangibile, di intrecciare corpi e cuori in figure geometriche umane, dove le perdite di equilibrio sono risolte nella presenza dell’altro. Al secondo quadro compare l’elemento tematico della performance, un computer portatile; che dovrebbe fungere da mezzo privilegiato per intessere un mondo di relazioni affettive e che, invece, lo sguardo impietoso e grottesco di Motus rilegge nell’ottica di una società incantata dalla luce pixelata del pc, in preda ad una malia che illude di poter comunicare con l’universo intero e risolvere i problemi e le difficoltà del quotidiano: problemi, in verità, amplificati e risolti in una silenziosa e dolorosa quotidiana solitudine.
La regia di Rosanna e Simona Cieri artisticamente crea senza sbavature le situazioni fallimentari dell’esistenza reale dove il mondo virtuale diventa la palude nella quale l’uomo si perde, la ragnatela che avviluppa portandolo a perdere il contatto con la realtà. È la scena del ballerino che ha il portatile che gli agguanta il braccio: una enorme bocca animale pronta a fagocitargli anche l’anima.
Tutti gli incontri immaginati, e anche quelli realizzati, si concludono ugualmente con il medesimo copione: l’altro non è quello visto al di là dello schermo, quello su cui si sono riversate le troppe aspettative sentimentali; è un uomo o una donna sbagliata che si presenta all’appuntamento con il fiore sbagliato all’occhiello, fiore di un altro colore cui si vuol porre rimedio cercandone uno simile, per adeguarsi alla realtà che si ha di fronte. Ma è cosa vana. Quel fiore non andrà mai bene. Forse, non esiste. Ed è su un palco trasformato in tappeto di fiori che si danza l’ultima illusione. Una donna aspetta l’uomo virtuale seduta ad un tavolino due posti a lume di candela. Un ballerino poggia sul tavolo il pc. Lei finalmente sorride e comincia un dialogo virtuale. Con un altro. Rigorosamente inesistente.

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