Nei paesi dell’opulenza, l’immagine della donna di successo non è legata tanto al possesso di particolari capacità, ma piuttosto ad un modello estetico di donna magra, potente,ricca, sessualmente attraente e vincente. Il culto del valore estetico è tale che solo ciò che è considerato bello può anche essere buono, e tende a porre la bellezza come presupposto implicito delle qualità della persona.
Così, per molte donne, in particolare per le ragazze più giovani, avere un corpo che rispetti i canoni estetici imperanti diviene una sorta di necessità per le relazioni sociali.
Quando tutto ruota intorno al corpo come fonte di autonomia, di controllo e di sicurezza, è indispensabile modificare le proprie abitudini alimentari fino all’estrema conseguenza del rifiuto del cibo, per ricreare una situazione “protetta” sia sul piano fisico che su quello affettivo, cognitivo e sociale.
Se per le generazioni precedenti il corpo è stato luogo della riflessione e della pratica femminista, oggi la frammentazione e il conseguente bisogno di sicurezza che la precarietà porta con sé inducono ad una “ri-significazione” di quello stesso corpo. La ricerca di una dimensione di corpo-sicurezza, si esprime attraverso varie manipolazioni, dal piercing al tatuaggio fino alla chirurgia plastica. Questi interventi servono a dargli un significato, che non è collettivo ma self-made, singolare e individuale. Il bisogno di sicurezza e la risposta alla precarizzazione dell’esistenza passano attraverso queste tecniche di risignificazione corporea che investono in maniera totalizzante gli individui dei paesi del mondo ricco, fino a trasformare il corpo in luogo in cui sperimentare commerci, speculazioni, mercato.
Coreografie | Simona Cieri |
Soggetto | Rosanna Cieri |
Musiche | autori vari |
Danzatori | Veronica Abate, Martina Agricoli, Andrè Alma, Maurizio Cannalire, Simona Gori, Simona Cieri, Federica Morettini, Riccardo Pardini |
Regia | Rosanna e Simona Cieri |