I vicini di casa è il racconto di un viaggio
Strani personaggi compaiono sulla scena. C’è un topo di biblioteca e un violinista, una parrucchiera e una studentessa, un monello (di Chapliniana memoria) e un operaio, una madre e una pattinatrice. Accomunati dallo stesso destino di disperazione e miseria, decidono di fuggire alla ricerca del “mercato delle scarpe nuove”.
Il “mercato delle scarpe nuove” è il mercato della speranza. E’ il simbolo di una vita migliore. E’ il luogo in cui ognuno ripone le proprie aspettative. Potrebbe essere l’Italia o qualunque altro paese europeo, verso cui fanno rotta tante “carrette del mare” o “gommoni”, carichi di disperati che, spesso, perdono la vita in naufragi o vengono rispediti al paese di origine.
Come in uno spettacolo circense, ne I vicini di casa i sentimenti irrompono sovrapponendosi in un continuo effetto sorpresa. Sentimenti universali validi per chi vive di qua e di là dalla barricata. Per questo i destini di questi personaggi non sono poi così diversi dai nostri e la favola scenica somiglia troppo alla realtà.
I vicini di casa è una favola moderna e, in quanto tale, non ha lieto fine.
Coreografie | Simona Cieri |
Soggetto, sceneggiatura e testi | Rosanna Cieri |
Poesia | Davide Rondoni |
Voce recitante | Riccardo Pardini |
Musiche | autori vari |
Costumi | Mirko Bolognesi |
Disegno Luci | Roberto Pianigiani |
Audio Editing | Iacopo Palazzi |
Danzatori | Konstantina Agathou, Marco Batti, Mirko Bolognesi, Maurizio Cannalire, Simona Gori, Sara Mancini, Federica Morettini, Riccardo Pardini |
Regia | Rosanna e Simona Cieri |
I vicini di casa è dedicato ai paesi della ex-Jugoslavia e in particolare a Sarajevo.
Una cultura di pace richiede l’impegno di ciascuno, nel proprio ambito e con il proprio piccolo contributo, per superare le intolleranze e impedire che la violenza sia l’unico strumento per ricomporre i conflitti.
I media, e con loro le coscienze, si concentrano sui fatti del momento.
La guerra si fa umanitaria, necessaria, legittima difesa davanti ad obiettivi e tastiere di computer che riescono a riempire gli animi di sentimenti tanto forti quanto biodegradabili a tempo di record.
Quando non ci sono più morti e violenze da raccontare sembra che una mano prema sull’interruttore dei televisori, abbassi i volumi, tolga questi paesi dalle pagine dei giornali. Improvvisamente situazioni “così vicine” divengono “così lontane”.