Dimmi che mi ami

Il senso di impotenza e di disgregazione contemporanei, non derivano soltanto dalla crisi di un’epoca paralizzata dalla minaccia del futuro, ma anche da una diminuzione della percezione di realtà che viene dall’attutirsi del sentire, dall’incapacità di avvertire il valore delle cose e, quindi, di incontrare se stessi e i vissuti del cuore.

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“L’epoca delle passioni tristi” come le chiamava Spinoza, consuma i suoi soggetti, adulti ed adolescenti, in pratiche di attivismo che garantiscono un’esistenza trafelata ma che non bastano a contenere la paura della precarietà e a rifondare la speranza. In questa cornice sgangherata, le relazioni amorose corrono un rischio in più: diventare il surrogato di certezze che non ci sono, sopperire a bisogni esistenziali che altrove non possono essere soddisfatti. Quando la parte più oscura del proprio io è segnata da una realtà familiare di madri e padri assenti, confusi o disorientati, l’unica ideologia possibile rimane, sin da giovani, l’Altro o l’Altra. Ma poiché tutti i parametri della società si basano unicamente sul mercato, le modalità con le quali il rapporto affettivo viene realizzato riproducono appieno le dinamiche del consumo o della convenienza. La ricerca di amore assume la connotazione di un affannoso e spasmodico inseguimento per raggiungere il possesso dell’altro, come unico sbocco possibile ai propri conflitti interiori. Un possesso che non accetta destabilizzazioni o rifiuti e spesso si alimenta di prevaricazioni e violenze.1482124_557535647658003_598267748_n
“Il sogno d’amore, inteso come fusione assoluta, miracolosa, che di due esseri complementari fa un solo essere armonioso, è l’eredità più arcaica che la memoria del corpo consegna alla storia. Ma è, nel medesimo tempo, la copertura più efficace dell’aggressione che ha comportato, da parte dell’uomo, tenere presso di sé l’oggetto sessuale che per primo gli ha dato cibo e piacere. Il possedere e l’essere posseduti hanno un suono diverso se a coniugarli è il linguaggio amoroso e la fredda logica del potere” (Lea Melandri)

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Coreografie Simona Cieri
Soggetto Rosanna Cieri
Musica originale Daniele Sepe
Costumi Marco Caboni
Danzatori Martina Agricoli, Andrè Alma, Ilaria Fratantuono,

Simona Gori, Mattia Solano

Regia Rosanna e Simona Cieri

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Foto Carlo Pennatini

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